TEMPIO DI VENERE
E ROMA
ANTONINO PIO, sesterzio.
Voluto da Adriano che lo progettò, forse con l’aiuto di Apollodoro di Damasco, il tempio venne completato nel 140 al tempo di Antonino Pio. Si tratta del tempio più grande di Roma e forse dell’antichità: lungo 164 metri, largo 33, con colonne alte 18 metri.
Collocato di fronte al Colosseo sulla via Sacra, il tempio venne eretto su una terrazza artificiale nel luogo che era stato l'atrio della Domus Aurea sede anche della gigantesca statua di Nerone che venne rimossa con l’ausilio di 24 elefanti e posta più in basso a fianco del’anfiteatro flavio.
La facciata presentava dieci imponenti colonne di porfido in stile corinzio. Il tempio era dedicato ad un doppio culto, Venere e Roma, voluto da Adriano per rinforzare la fede nei valori tradizionali romani. Il tempio compare con numerose varianti su sesterzi di Adriano ed Antonino Pio, non su aurei o denari, forse per il modulo ristretto di questi ultimi.
Aveva due cellae con le pareti di fondo adiacenti, orientate simmetricamente verso l'esterno: una ospitava la statua di Venere seduta, fondatrice della gens Iulia e madre mitologica di Enea, l’altra la statua di Roma in trono, personificazione dello Stato romano.
ADRIANO, sesterzio.
Adriano, sesterzio.
Sottoposto forse a ristrutturazioni, il tempio ricompare su antoniniani di Probo, ove le colonne sembrano però di tipo ionico. Il tempio fu chiuso da Valentiniano II nel 391 ed il luogo abbandonato alla rapina e al decadimento. Per secoli le sue possenti strutture divennero cave di pietra, fino a lasciare le scarne fondamenta che vediamo oggi.
PROBO, antoniniano.