TEMPIO DI
MERCURIO
MARC’AURELIO, sesterzio.
Non conosciamo la sua precisa ubicazione anche se le fonti riportano che un tempio di forma circolare dedicato a Mercurio venne a lui consacrato sull’Aventino, presso il Circo Massimo, il 15 maggio del 495 a. C. In quella data, i Romani celebravano in suo onore le festività, definite Mercuriales, con abbondanti offerte d'incenso. In onore di Mercurio fu istituito anche il collegio dei mercanti romani (mercuriales). All’interno del frontone semicircolare si possono distinguere in dettaglio alcuni animali come il gallo, un ariete retrospiciente che era a lui sacro e gli veniva sacrificato, un caduceo alato, un elmo alato e una borsa che costituivano attributi o riferimenti specifici a questo dio.
Statuetta di Mercurio con un gallo ai suoi piedi,
proveniente dall’antica città gallica di Matisco
(l’odierna Macon) in Francia;
ai lati, ingrandimenti di due monete con animali e oggetti
riferibili a Mercurio.
Per la
prontezza dell’ingegno a Mercurio erano attribuite molte invenzioni, come
quelle della musica, dell’astronomia, dei pesi e delle misure. Dato che per
compiere le sue svariate missioni era sempre in viaggio, fu considerato il
protettore dei viaggiatori e della sicurezza delle strade. Perciò nei punti più
pericolosi, o dove una via si biforcava, in suo onore veniva innalzata un’erma,
cioè il suo busto posato su un piedistallo di forma quadrangolare. Sulla
facciata del tempio si notano proprio quattro erme che fanno funzione di colonne
tra le quali, al centro, c’è una statua di Mercurio con patera e caduceo.
Possiamo escludere che si tratti dell’immagine reale del tempio dato che neanche
Vitruvio fa mai riferimento a templi con questo tipo alzati. E’ molto più probabile che si tratti invece del sacellum, cioè dell’area sacra interna
al tempio il quale esternamente rispondeva a forme canoniche.
La rappresentazione di Mercurio su
questo sesterzio di Marc’Aurelio è molto probabile faccia riferimento a un
passo di Cassio Dione[1]
nel quale si racconta che in uno scontro contro il popolo dei Quadi, l’esercito
e l’imperatore si siano trovati in forte difficoltà. Erano infatti fortemente affaticati per l'arsura
estiva e lo stesso
Marc’Aurelio, grazie ad Arnuphis,
un sacerdote del dio egizio Thoth[2],
che si trovava presso l'esercito, pare abbia invocato l’aiuto di Mercurio ottenendo la vittoria grazie a una pioggia miracolosamente caduta che
avrebbe salvato dalla catastrofe le legioni accerchiate dal nemico. Per
gratitudine il tempio venne probabilmente riconsacrato ricordandone l’evento su
questa moneta.
Immagine sulla
colonna di Marc’Aurelio che illustra l’episodio nel quale
si può distinguere la
pioggia personificata.
Mercurio era nume tutelare del commercio, ispiratore dell'abilità nelle attività commerciali, anche a mezzo di leciti inganni. Era dio del commercio e del guadagno, era identificato con il dio greco Ermete (‛Ερμῆς), figlio di Zeus e di Maia, che con la sua accortezza e abilità sapeva condurre ogni cosa a buon fine. Il benefico dio faceva inoltre prosperare le greggi e favoriva i raccolti nei campi.
Presso porta Capena, in vicinanza del pomerio, sorgeva un sacello con un'ara dedicata al dio e una sorgente la cui acqua si credeva avesse virtù lustrali. I mercanti erano quindi soliti aspergere le loro mercanzie con un ramoscello di alloro bagnato con quell'acqua che, grazie alla protezione del dio, si credeva venissero preservate.
Mercurio viene rappresentato come giovane imberbe, nudo o semplicemente ricoperto dalla clamide, con un cappello da viaggio a larga tesa con due alette, detto pètaso, in capo e con speciali calzari alati, i calcèi, ai piedi. Attributi del dio sono anche il caducèo alato, tenuto nella mano sinistra, e la borsa dei denari (crumena), in quanto protettore del commercio, che tiene in genere nella mano destra. Il caducèo era una verga che gli era stata donata da Apollo, sormontata da due ali e con due serpenti attorcigliati. Per i Romani era il simbolo dell’araldo di pace e, per estensione, del commercio che prospera in essa.
Mercurio era venerato in numerose edicole nei quadrivî della città, specie nei quartieri abitati da commercianti. Ogni vicus di maggiore traffico aveva il suo sacello o un’erma dedicata a Mercurio e ogni luogo era caratterizzato con uno speciale epiteto.
Quale protettore dei viaggiatori, cura inoltre la salute degli esseri umani, è il genio della pace e della concordia, procura la vittoria; Orazio[3] scrive che si sia personificato in Augusto per vendicare Cesare e salvare Roma e i Romani.